ARTICOLI SULLA VITA E LA STORIA DEL POPOLO EBRAICO

venerdì 17 aprile 2009

Questo è il primo capitolo del libro "Operazione Esodo", di Gustav Scheller

Questo è il primo capitolo del libro "Operazione Esodo", di Gustav Scheller (in fase di revisione)
Capitolo 1
Il crollo dell’Unione Sovietica


“Io sono Dio, e non ve n’è alcun altro.
Sono Dio e nessuno è simile a me,
che annunzio la fine sin dal principio,
e molto tempo prima predico
le cose non ancora avvenute.”

Isaia 46:9-10



Fu nel ristorante di un albergo in una regione dell’Inghilterra settentrionale che per la prima volta questi avvenimenti particolari attirarono la mia attenzione. Era l’ora di cena e presi posto all’unico tavolo rimasto libero. Mentre aspettavo che la cena fosse servita, appresi che il signore al tavolo di fronte era un medico credente.

“Sono appena tornato da Israele,” mi raccontò. Aguzzai le orecchie. Quella primavera del 1982 mia moglie Elsa ed io avevamo appena ultimato dieci settimane di studi biblici nel suggestivo Istituto Cristiano di Bradenton, in Florida: lì i nostri occhi erano stati aperti sulle promesse di Dio per il popolo ebreo. Sebbene non comprendessi pienamente il perché, sentivo che Elsa ed io saremmo dovuti andare in Israele. Mi ritirai dunque in questo albergo per alcuni giorni alla ricerca di ulteriori direttive dal Signore.

“Ho preso parte alla Festa delle Capanne a Gerusalemme,” proseguì il medico, “e ho sentito un uomo, Steve Lightle, raccontare la visione straordinaria che il Signore gli ha dato del prossimo esodo degli Ebrei dall’Unione Sovietica.”

Ci mancò poco che balzassi dalla sedia. Il medico fu sorpreso del mio entusiasmo, ma quella stessa affermazione l’avevo appena letta nei profeti, e adesso lui mi diceva che questo si stava avverando!

Non avrei avuto pace finché sarei riuscito ad arrivare a Gerusalemme per trovare Steve Lightle. Così pregai: “Signore, se quest’uomo si trova ancora in Israele, permettimi di incontrarlo. Voglio saperne di più della sua visione.”

***

Due settimane dopo, Elsa ed io arrivammo all’aeroporto Ben Gurion e prendemmo un taxi che ci portò direttamente al nostro albergo a Gerusalemme. La mattina seguente molto presto, durante una passeggiata, mi chiesi come avremmo potuto trovare Steve. Sapevo che era stato direttore europeo di Full Gospel Businessmen Fellowship International (Movimento Internazionale degli Uomini d’Affari del Pieno Vangelo). Non lo conoscevo personalmente, ma l’avevo sentito parlare una volta ad un convegno mondiale a New Orleans, davanti ad un pubblico di 8'000 persone. Con il suo naso caratteristico e i capelli grigi riccioluti era facile intuire che era Ebreo.

Proprio in quell’istante, con grande sorpresa, vidi dall’altra parte della strada, un uomo che gli somigliava. Mi misi a gridare per coprire il rumore del traffico: “Steve! Steve!” Lui si girò verso di noi, ma non conoscendoci continuò a camminare.

“Oh no, Steve, tu non ci conosci, ma noi conosciamo te e dobbiamo incontrarti!” Elsa ed io attraversammo la strada di corsa e lo raggiungemmo: fu proprio lui la prima persona che incontrammo in Israele! “Vorremmo saperne di più della tua visione,” gli dissi, e ci accordammo per incontrarci a cena la sera seguente.

Fu una serata molto appassionante. Elsa ed io ci dimenticammo di mangiare mentre Steve raccontava quello che gli era accaduto durante un digiuno di sei giorni nel 1974. “La potenza di Dio scese in quella stanza: fu talmente intensa che non riuscivo a staccarmi dal pavimento… L’ultimo giorno mi alzai e mi sedetti su una grossa sedia superimbottita. Vidi uno schermo gigante con una moltitudine di volti di Ebrei. Erano tantissimi, centinaia di migliaia! Si radunavano insieme e si muovevano in massa: riuscivo a vedere i loro volti proprio come in questo momento vedo voi davanti a me. Poi vidi la nazione in cui si trovavano, era l’Unione Sovietica: riuscivo a scorgere i confini di quella terra. Osservavo tutta questa scena: era qualcosa di nuovo per me, non avevo mai esperimentato una cosa del genere.”

“Poi arrivarono tutti insieme in un posto e lì apparve una grande strada che Dio stesso costruiva e percorreva. Nessuno poteva immettersi su quella strada tranne questi Ebrei e coloro a cui il Signore lo permetteva. Così cominciarono a percorrere questa strada e ad uscire dal paese. Allo stesso tempo Dio suscitava delle persone con dei ministeri altrettanto grandi, o persino più imponenti di quello di Mosè, che andavano dalle autorità dell’Unione Sovietica e proclamavano davanti a loro: ‘Così dice il Signore, il Dio d’Israele: Lasciate andare il mio popolo!’”

“Le autorità si rifiutavano e non davano loro il permesso: i loro cuori erano induriti e non volevano lasciar andare il Suo popolo. Poi le profezie cominciarono ad avverarsi, e piaghe e giudizi cominciarono a colpire l’Unione Sovietica, al punto tale da mettere in ginocchio l’intera nazione. Allora le autorità espulsero semplicemente tutte queste persone mandandole su quella strada. Dio l’aveva costruita e centinaia di migliaia di Ebrei cominciarono ad uscire dal paese.”

Tutto questo sembrava incredibile, ma Elsa ed io avevamo già cominciato a cogliere dei cenni di conferma nelle Scritture. Sapevo di aver bisogno di apprendere ancora molte cose e, dopo che Elsa fece ritorno in Inghilterra per accudire i nostri figli, decisi di restare nel paese per qualche altra settimana. Steve e sua moglie Judy mi invitarono gentilmente a stare a casa loro, a Ein Kerem, il luogo dove nacque Giovanni Battista.

Steve era una persona esuberante, con una risata contagiosa, e traboccava di gioia nel Signore. Quando eravamo seduti tutti a tavola in cucina, invece di leggere il giornale, Steve leggeva alla sua famiglia la parola di Dio ad alta voce. Erano momenti bellissimi, momenti per imparare e crescere nella Parola. Scoprii che il raccolto finale del popolo ebreo era stato predetto da tutti i maggiori profeti, e che appare in oltre un centinaio di passaggi biblici (vedere l’Appendice 3), con un’enfasi speciale sul ritorno dalla “terra del nord” (vedere Geremia 3:18, 16:15, 23:8, 31:8 e Zaccaria 2:6).

Poi lessi in Isaia 49:22 che i gentili avrebbero portato a casa i figli e le figlie del popolo ebreo. Stavo seduto a leggere e improvvisamente mi resi conto: “Tu sarai parte di tutto questo.” Ero elettrizzato!

Negli ultimi nove anni Steve aveva parlato pubblicamente di questa sua visione soltanto poche volte. Aspettava sempre che il Signore lo guidasse, altrimenti non avrebbe intrapreso alcun passo. Adesso, però, sentiva che era arrivato il momento di divulgare la visione in maniera estesa, e mentre lo osservavo mi resi conto che gli era stato affidato un messaggio per la Chiesa.

“Un giorno incontrai un uomo di nome David Pawson,” mi raccontò. David è un pastore e un insegnante biblico molto conosciuto in Inghilterra. “Mi guardò e mi disse: ‘Steve, Dio ha una chiamata per la tua vita. Tu hai un ruolo profetico da adempiere e devi obbedire a Dio.’”

“Ti dirò una cosa: nel mio Spirito è stato come se qualcuno mi avesse afferrato e avesse cominciato a scuotermi. È stata una cosa molto potente.”

Invitai Steve a Bournemouth, la città costiera meridionale situata a due ore di strada da Londra, dove Elsa ed io vivevamo e dov’era situata anche la base della mia società. Tornato in Inghilterra, mentre scorrevo la mia agenda con gli impegni, vidi che l’unico giorno libero era quello dell’Ascensione, il 12 maggio 1983. “Signore,” dissi, “penso che dovremmo avere un incontro aperto al pubblico.” Sentii in qualche modo che dovevamo affittare la Sala Comunale, una delle più grandi sale della città che poteva contenere fino a 1'000 persone.

Così dissi a Beverley, la mia segretaria: “Prova a vedere: se riusciamo ad ottenere la Sala Comunale, lo prenderemo come un segno che ciò viene dal Signore.”

Di lì a poco fece ritorno nel mio ufficio: “Sì, possiamo avere la Sala Comunale.”

Feci una prenotazione provvisoria, ma poi cominciai a dubitare. I cristiani nella nostra zona sapevano ben poco su Israele. A quel tempo l’idea di riempire una sala per un incontro sul ritorno in patria degli Ebrei era una cosa inaudita. “Signore, cosa sto facendo?” pensai. “Avremo bisogno di far arrivare almeno 1'000 persone e farò la figura dello stupido se porto Steve in una sala mezza vuota.”

“Signore,” continuai, “se questa è la Tua volontà, allora per favore Ti chiedo di fare in modo che qualcuno mi telefoni per darmi una parola dalla Scrittura come conferma.”

Avevo l’opzione che mi permetteva di mantenere la prenotazione della sala per due settimane prima di effettuare il pagamento. Ogni giorno mi aspettavo che succedesse qualcosa, ma non accadeva nulla. La domenica sera prima della scadenza di questa prenotazione, rimasi nel mio studio fino a mezzanotte. Pensavo che il telefono avrebbe dovuto squillare da un momento all’altro. Ero certo che avremmo ricevuto una conferma.

Ma il telefono non squillò, e infine, a mezzanotte, annunciai ad Elsa: “Per prima cosa, domani mattina cancellerò la prenotazione della Sala Comunale. Andremo in una chiesa e faremo una riunione più ristretta.”

La mattina seguente di buon'ora, proprio mentre mi alzavo dal letto, il telefono squillò. Era una signora che non conoscevo bene, ma che rispettavo come una donna veramente devota al Signore. Mi disse: “Gustav, ho una parola da parte del Signore per te. Sono stata in preghiera a proposito della Sala Comunale: vorresti dare un’occhiata a Romani 10:15?”

Lessi la Scrittura:

“E come predicheranno se non sono mandati? Come sta scritto: quanto son belli i piedi di quelli che annunziano buone novelle!”

Fu una sorpresa totale. Rimasi meravigliato e molto sollevato. Quella mattina, pieno di gioia, confermai la prenotazione della Sala Comunale e pubblicizzai l’evento nelle chiese locali.

La sera prima dell’incontro, quando tornai a casa dall’ufficio, Elsa mi accolse sulla porta: “Abbiamo appena ricevuto una telefonata dalla Svizzera!” Nostro figlio maggiore Martin viveva lì con sua moglie Debra, e dall’espressione sul volto di Elsa capii che era successo qualcosa di grave.

“Martin ha avuto un collasso mentre era al lavoro!” continuò. “Ha dovuto essere ricoverato d’urgenza in ospedale per un intervento!”

Rimasi senza parole: fu un vero shock. Non sapendo esattamente cos’era successo, eravamo profondamente turbati. Forse era stato un infarto. Il nostro primo pensiero fu che uno di noi doveva partire immediatamente. Steve, che era ospite a casa nostra, era meno agitato. Naturalmente non era suo figlio, ma lui era certo che si trattasse di un attacco spirituale dovuto all’incontro che stava per avere luogo.

Il giorno seguente ci riunimmo in casa nostra con altri che avrebbero aiutato quella sera nella Sala Comunale. Ci inginocchiammo in preghiera. Dopo un certo tempo aprii gli occhi. Tutte le 25 persone presenti nella stanza erano in ginocchio o distese con la faccia a terra davanti al Signore. Fu un incontro di preghiera molto potente. Ricevemmo due parole specifiche per noi:

“Vostro figlio guarirà nel giro di pochi giorni e voi accenderete un fuoco per il ritorno degli Ebrei, che si propagherà in lungo e in largo sulle Isole Britanniche.”

Elsa ed io ricevemmo la pace del Signore di rimanere in Inghilterra e proseguire con la riunione. Quella sera alla Sala Comunale rimanemmo allibiti. Era occupata fino all’ultimo posto. Molte persone avevano viaggiato per ore per poter partecipare. L’atmosfera era carica di aspettativa.

“Stasera il Signore è qui con noi,” dissi dal podio prima di presentare Steve. “Non vorrei trovarmi in nessun altro posto che non sia nelle Sue mani e con il Suo popolo!”

Steve fece il suo ingresso sul palco e cominciò ad esporre la sua visione, così come l’avevamo sentita la prima volta a Gerusalemme. Ad un certo punto si fermò.

“Voglio dirvi che se qualcuno di voi vuole andarsene, è certamente libero di farlo ora. Se non ve ne andate, però, sarete altrettanto responsabili verso ciò che sentirete di quanto lo sono io!”

Trascorsero cinque secondi: si sarebbe potuto sentire uno spillo cadere per il silenzio che c’era. Nessuno si mosse.

“Per quanto ne sappia, oggi è la prima volta che questo messaggio viene condiviso pubblicamente nel Regno Unito, e vi dirò una cosa: attraverserà tutta la vostra nazione… andrà ad ogni persona nel paese così che nessuno, proprio nessuno, potrà mai dire che un tale evento sia stato semplicemente una strana casualità della storia. No! Tutti sapranno quello che Dio sta per fare. Voglio leggervi una serie di riferimenti biblici tratti da Geremia 23. All’entrata ognuno di voi ha ricevuto una lista di molte Scritture che parlano del grande ritorno del Suo popolo – Deuteronomio 30, Isaia 11, 35, 43, Geremia 3, 16, 23, 30, 31, Ezechiele 36-39, Sofonia 3. Dobbiamo comprendere ciò che Dio vuole fare negli ultimi giorni.

Perché questo evento è così profetico per noi che siamo qui stasera? Perché negli ultimi giorni gli Ebrei che si trovano nell’Unione Sovietica hanno un significato così profetico per Dio? Perché Dio sta cominciando a metterli sui cuori dei credenti di tutto il mondo? E non solo dei credenti, perché ora incontro anche degli Ebrei a cui Dio ha parlato rivelando ciò che sta per fare con gli Ebrei dell’Unione Sovietica.”

“E raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho cacciate, e le ricondurrò ai loro pascoli e saranno feconde e moltiplicheranno. E costituirò su di loro dei pastori che le pastureranno ed esse non avranno più paura né spavento, e non ne mancherà alcuna, dice il Signore.

Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, quando io farò sorgere a Davide un Germoglio giusto, il quale regnerà da re e prospererà, e farà ragione e giustizia nel paese. Ai suoi giorni, Giuda sarà salvato, e Israele starà sicuro nella sua dimora: e questo sarà il nome con il quale sarà chiamato: ‘Il Signore, nostra giustizia.’” (Geremia 23:3-6)

Steve proseguì: “Cosa ci sta dicendo il profeta? Ci dice: ‘Ascoltate! Nella storia del mondo sta arrivando un giorno in cui Dio raccoglierà il Suo popolo dell'antico patto, gli Ebrei, e lo riporterà dai quattro angoli della terra. E quando lo avrà radunato, ed esso avrà fatto ritorno nella sua terra, allora il Signore farà sorgere il Germoglio giusto.’ Egli verrà non più come un Agnello portato allo scannatoio, ma come il Re dei re e come il Signore dei signori!

Fratelli e sorelle, quella sarà la seconda venuta del Signore Gesù, e quando Lui ritornerà, tutti gli Ebrei del mondo, da tutti i paesi in cui li ha dispersi, saranno tornati in Israele. Lui non tornerà in una terra dove non c’è il Suo antico popolo: quando Lui ritornerà la terra d’Israele sarà abitata dal Suo popolo, gli Ebrei. Poiché questo sarà l’adempimento della profezia di Zaccaria al capitolo 12, verso 10: “Essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto,” e ci sarà grande pianto a motivo di questo – ma vi dico che poi si trasformerà in lacrime di gioia. Voi vedrete un’esplosione che soltanto Dio può orchestrare per mezzo del Suo Spirito Santo.

Ora, come posso permettermi di fare un’affermazione così audace? Dio agisce in modo profetico. Prima che arrivasse Gesù, ci fu un uomo chiamato Giovanni Battista che fu una voce che gridava nel deserto: “Preparate la via del Signore!” Lui era la preparazione profetica per il Messia che doveva venire. Quando Gesù ritornerà, ci sarà nuovamente una preparazione profetica, e questa è il ritorno degli Ebrei da tutto il mondo. Ma avrà inizio in una nazione specifica. Come facciamo a saperlo? Andiamo al verso 7: “Perciò…” è una congiunzione che si riferisce ai versi precedenti.

Perciò, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, in cui non si dirà più: ‘Per la vita del Signore che condusse i figli d’Israele fuori dal paese d’Egitto’, ma: ‘Per la vita del Signore che ha portato fuori e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dal paese del settentrione e da tutti i paesi nei quali io li avevo cacciati!’ Ed essi abiteranno nel loro paese.” (Geremia 23:7-8)

Oggi c’è soltanto una nazione a nord di Israele dove vive un considerevole numero di Ebrei: è l’Unione Sovietica. In base alle ultime stime lì ci sono 2'100'000 Ebrei. Dio darà un’opportunità alle nazioni del mondo di benedire il Suo popolo, aiutandolo a tornare in Israele e non importa in quale nazione si trovi. Questo è il motivo per cui siamo qui stasera. Se il vostro cuore è aperto all’ascolto della verità di Dio, prendete questi versi, andate nella vostra cameretta di preghiera e dite: ‘Dio, è vero tutto questo?’”

Dopo il messaggio di quella sera nessuno di noi fu più lo stesso. Molti presenti non avevano mai sentito parlare di quello che la Bibbia dice riguardo al ritorno degli Ebrei. “La spiegazione di queste Scritture è stata una rivelazione che mi ha aperto gli occhi: dovevo averle lette senza comprenderle!” disse una donna. Israele era semplicemente un argomento non trattato nelle nostre chiese. Avevamo sempre pensato ai passaggi biblici riguardanti Israele soltanto come ad insegnamenti allegorici da applicare nelle nostre vite personali.

Il fuoco promesso si era già acceso e quando il giorno dopo Elsa partì per la Svizzera, trovò nostro figlio che si era già ripreso da quella che era stata, secondo il parere dei medici, una crisi polmonare.

***

Steve ed io ci mettemmo insieme e cominciammo a viaggiare per portare questo messaggio alla Chiesa del Regno Unito. Ho un ricordo nitidissimo di quei giorni. “È arrivato il momento in cui qualcuno deve cominciare a far capire alle autorità dell’Unione Sovietica ciò che dice la Parola di Dio!” dichiarava Steve dovunque andassimo. “O piegano le loro ginocchia davanti a Dio, o Lui farà calare i Suoi giudizi – l’una o l’altra cosa!” In seguito a una conferenza stampa al Parlamento Finlandese, il servizio internazionale della BBC trasmise questa rivendicazione che fece il giro del globo. Uno dei principali quotidiani sovietici la derise scrivendo nei titoli di testa: “Dio mette la Russia in ginocchio.”

Persino gli stessi credenti ci guardavano a volte con gli occhi sbarrati durante questi incontri e pensavano che fossimo dei personaggi un po’ ridicoli. Nel 1983 sembrava impossibile credere che il comunismo potesse cadere e che gli Ebrei sarebbero stati lasciati andare: era il culmine della Guerra Fredda. L’Unione Sovietica era all’apice della sua potenza militare e influenza mondiale, e stava espandendo il suo dominio in nazioni come l’Afghanistan, il Nicaragua e l’Angola. Solo sei mesi prima del nostro incontro nella Sala Comunale, dopo la morte di Leonid Breznev, un energico Yuri Andropov aveva preso in mano le redini del potere. Egli era stato alla guida del KGB per 15 anni e aveva diretto personalmente le vessazioni e gli arresti degli Ebrei che volevano emigrare.

Nessuno di noi si rendeva conto che gli ingranaggi dei giudizi divini avevano già cominciato a girare. Dal 1979 il raccolto del grano nell’Unione Sovietica aveva raggiunto proporzioni talmente disastrose che le autorità avevano semplicemente smesso di comunicarne i dati. Piogge torrenziali rovinavano le colture; poi, temperature elevate con tempo secco impedivano lo sviluppo delle piante nella stagione calda; quindi, al tempo del raccolto tornavano le forti piogge che buttavano a terra le colture, lasciando inzuppate fradice quelle che ancora restavano in piedi. A Mosca, lo storico marxista Roy Medvedev, in un articolo in prima pagina dal titolo “Perché i Russi non riescono a far crescere il grano” trasse la conclusione che “nell’agricoltura il 50% dell’esito dipende da Dio”.

Stava succedendo l’impensabile: una superpotenza moderna e industrializzata si ritrovava ad affrontare la fame. La popolazione fu avvisata di conservare delle riserve. Per prevenire la carestia, i dirigenti sovietici furono costretti a spendere quasi metà dei loro guadagni annuali di valuta forte per importare cibo – proprio mentre negli Stati Uniti, sotto il governo di Ronald Reagan, si stava realizzando un cospicuo rialzo di investimenti negli armamenti. Messa alle strette da tutte le parti, l’Unione Sovietica si trovava sull’orlo della bancarotta.

Poi una mattina, 15 mesi dopo l’ascesa al potere di Andropov, Mosca si risvegliò con la musica funebre alla radio. Dopo ore di speculazioni fu annunciata al mondo la scomparsa di Andropov, nonostante le recenti rassicurazioni del Cremlino sulle sue buone condizioni di salute. Gli succedette Konstantin Cernenko, di 72 anni, più giovane comunque di un anno della sua controparte americana, il presidente Ronald Reagan.

Tredici mesi dopo, al posto di una commedia che stava andando in onda, alla radio di Mosca tornò a farsi sentire la solita musica. Il pomeriggio seguente arrivò la notizia sorprendente che anche Cernenko era morto. Breznev, Andropov e Cernenko erano deceduti uno dopo l’altro in meno di due anni e mezzo. Fino a quel momento, la permanenza in carica di un segretario generale era stata in media di circa 20 anni! La scomparsa dei due capi di governo di minor durata in carica della storia russa spianò la via all’ascesa lampo di un uomo più giovane e meno conosciuto di nome Mikhail Gorbaciov.

***

Durante questo periodo Steve ed io, insieme ai leader internazionali d’intercessione Johannes Facius e Kjell Sjöberg, convocammo una conferenza a Gerusalemme perché i credenti pregassero per Israele e per il rilascio degli Ebrei sovietici. Fu concordato che Steve, Johannes e altri due intercessori avrebbero fatto un viaggio di preghiera attraverso l’Unione Sovietica in aprile, con lo scopo di preparare la via per il prossimo esodo. Era un puro esercizio di fede. In quel tempo il permesso di emigrare veniva concesso soltanto ad un massimo di 100 Ebrei al mese. Oltre 360'000 che avevano osato fare richiesta si erano visti rifiutare il permesso, anche se il partito comunista dichiarava invece al mondo che tutti coloro che volevano andarsene erano già partiti. Anatoly Sharansky, responsabile per il movimento dell’emigrazione, stava trascorrendo il suo settimo anno in un campo di lavoro forzato con l’accusa di “tradimento e rivolta antisovietica”.

Gli intercessori arrivarono il mese successivo all’entrata in carica di Gorbaciov e viaggiarono per tutti i principali centri di maggiore concentrazione di popolazione ebraica dell’Unione Sovietica. In ogni luogo in cui andarono, fecero un giro intorno ad almeno una delle molte statue gigantesche di Lenin, pregando e proclamando la caduta di questo idolo. Cercarono tutti i punti strategici di traffico in uscita – aeroporti, stazioni ferroviarie, porti – e pregarono che il Signore li aprisse per il rilascio degli Ebrei in Israele. Nel porto ucraino di Odessa, sul Mar Nero, scesero lungo l’enorme scalinata Potemkin, che conduce dalla città giù al porto, e la percorsero lentamente pregando. Arrivati in fondo, si girarono e risalirono per le scale facendo la stessa cosa, scontrandosi quasi con la coda degli agenti del KGB che li stavano seguendo.

A quell’epoca questo genere di combattimento spirituale sul posto era piuttosto insolito. Di ritorno al loro albergo, mentre sorseggiavano un caffè, gli uomini si fecero qualche risata, ammettendo di essersi sentiti un po’ sciocchi per quello che stavano facendo. “Cosa speriamo di ottenere con tutto questo?” chiese Johannes, la cui fede vacillava. Una volta tornato a casa, anche altri nella sua chiesa condivisero il suo scetticismo.

Infatti, durante i suoi primi nove mesi come segretario generale, Gorbaciov si dimostrò ostinato tanto quanto i suoi predecessori riguardo agli Ebrei. Ai giornalisti della televisione francese che erano venuti ad intervistarlo aveva detto che nell’Unione Sovietica gli Ebrei godevano di più ‘diritti politici e altri privilegi’, che in qualunque altro paese, e snocciolò la consueta linea di partito secondo la quale soltanto coloro che “conoscevano importanti segreti di stato” non potevano lasciare il paese. Messo poi a confronto sulla questione di Anatoly Sharansky, Gorbaciov dichiarò che “aveva infranto le leggi della nazione ed era stato condannato dalla corte per questo reato”.

Alla fine dell’anno Steve e Johannes ritornarono nell’Unione Sovietica, questa volta con un gruppo di 13 intercessori provenienti da Francia, Svezia, Finlandia, Stati Uniti e Germania. La loro missione consisteva nel proclamare il giudizio sul “faraone” che ancora si rifiutava di lasciar andare il popolo di Dio. Credevano che l’Unione Sovietica fosse ormai entrata in rotta di collisione con l’Onnipotente stesso, e che quindi la sua potenza dovesse essere spezzata perché aveva opposto resistenza all’adempimento della Sua Parola nei tempi stabiliti. “Sentiamo che Dio sta per mettere fine a tutto questo!” disse Johannes. Il gruppo si preparò con tre giorni di preghiera e digiuno in Finlandia, prendendo come tema il giudizio e la devastazione descritti in Geremia 51.

Nel freddo pungente del pomeriggio del 31 dicembre, all’esterno dell’ufficio di Gorbaciov a Mosca, proclamarono le parole che Samuele aveva detto a Saul: “Poiché tu hai rigettato la parola del Signore, anche Lui rigetta te come re. Oggi il Signore ti strappa il regno.”

Gli intercessori attraversarono poi la Piazza Rossa, camminando lungo le mura della fortezza del Cremlino e pregando nello Spirito. Un pastore finlandese indicò la cima di una torre sulla quale troneggiava una grossa stella rossa illuminata che si stagliava contro il cielo che imbruniva.

“Che significato ha?” domandò al gruppo.

“È il simbolo dell’uomo e della sua propria forza.” disse un fratello svedese, specializzato nelle ricerche sull’occultismo e la new age. “Il sistema comunista rappresenta la fiducia nell’uomo. I sovietici adorano la conquista scientifica, ma Geremia 17:5 dice: ‘Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e che fa della carne il suo braccio.’”

Gli uomini continuarono a camminare e a pregare. “Ho la sensazione che quella stella stia per cadere!” disse uno di loro dopo alcuni minuti, e gli altri annuirono. “E accadrà molto presto.”

Quella sera il gruppo si riunì nell’albergo dove pernottavano. “Ascoltate quello che dice Apocalisse 8!” esclamò uno di loro, aprendo la sua Bibbia. “Una grande stella cadrà dal cielo: è proprio quello per cui abbiamo pregato oggi.”

A mezzanotte il gruppo si diresse verso il fiume Moscova accanto al Cremlino e, seguendo le istruzioni date in Geremia 51:59-64, un intercessore prese una Bibbia nella quale erano stati evidenziati alcuni versi sul giudizio, la legò ad una grossa pietra e la gettò in acqua, rompendo il sottile strato di ghiaccio che la copriva. “Così l’Unione Sovietica dovrà affondare e non rialzarsi dalla catastrofe che farò piombare su di lei!” dichiararono nel nome del Signore.

“Sembra tutto così pazzesco, impossibile da concepire per la mente umana, ma noi sappiamo che in tutto questo c’era la mano di Dio!” disse in seguito uno dei membri del gruppo.

***

Quattro mesi dopo ci fu un avvenimento che ebbe delle ripercussioni scioccanti in tutta la nazione e nel mondo intero: l’esplosione e il conseguente incendio al reattore nucleare di Chernobyl, in Ucraina. L’incidente sprigionò nell’atmosfera, sulla superficie terrestre e sulle acque di ampie regioni delle radiazioni a lungo termine pari a tutte quelle rilasciate da tutti i test ed esplosioni nucleari eseguiti finora. I dirigenti locali e regionali del partito comunista cercarono di coprire questo fatto allontanando i propri figli, ma ordinando a quelli degli altri di prendere parte alla marcia per le celebrazioni del 1° maggio, anche se una nube radioattiva letale sovrastava la regione.

Migliaia di persone ebbero fortissime emicranie, tossirono e sputarono sangue. Soltanto quando la nube rilasciò la sua contaminazione sotto forma di pioggia sulla Polonia, sui paesi Scandinavi e oltre, la storia cominciò a trapelare. Finalmente centinaia di migliaia di residenti furono evacuati in modo definitivo dalla zona di Chernobyl – ma troppo tardi. Molti erano stati esposti alle radiazioni talmente a lungo che morirono nel corso degli anni seguenti, così come un numero imprecisato dei 600'000 operai che furono inviati alla centrale nel massiccio tentativo di decontaminazione. Quando venne a galla tutta la verità, la maschera fu strappata dalla faccia dei vertici del partito comunista e, più di qualunque altro fattore, fece perdere alla popolazione la fiducia nel sistema sovietico.

Un’enorme fascia della migliore zona agricola e delle riserve d’acqua dell’Unione Sovietica rimase contaminata. Nel fallimentare tentativo di impedire la contaminazione delle falde acquifere, furono scavati dei pozzi molto profondi intorno a Chernobyl e dagli aerei sparsero dei trattamenti chimici sulle nuvole per limitare le precipitazioni radioattive. Kiev, la terza città dell’Unione Sovietica, situata poco più di 100 chilometri a sud del luogo del disastro, fu costretta a mettere in piedi una riserva d’acqua alternativa. A causa della contaminazione dei laghi, il consumo di pesci d’acqua dolce in Finlandia fu limitato, e una maggiore radioattività fu individuata persino nelle precipitazioni sulle coste orientali degli Stati Uniti.

Poi, a pochi mesi di distanza dal disastro, arrivò una notizia sensazionale riportata sulla prima pagina del New York Times del 26 luglio 1986, in un dispaccio da Mosca:

“Un noto scrittore russo ha recentemente mostrato una vecchia Bibbia lacerata, e, con mano esperta, ha aperto le pagine del libro dell’Apocalisse, dicendo: ‘Ascoltate! Questo ha dell’incredibile!’

‘Poi il terzo angelo sonò la tromba e dal cielo cadde una grande stella, ardente come una torcia, che piombò su un terzo dei fiumi e sulle sorgenti delle acque. Il nome della stella è Assenzio; e un terzo delle acque diventò assenzio. Molti uomini morirono a causa di quelle acque, perché erano diventate amare.’

In un dizionario ha mostrato la parola ucraina per assenzio: chernobyl, un’erba amara selvatica che viene usata come tonico nelle zone rurali della Russia.

Lo scrittore, un ateo, non fu l’unico a mettere in relazione questo riferimento apocalittico con la stella chiamata ‘chernobyl’. La scoperta si diffuse in tutta la nazione sovietica con una velocità fuori dal comune.”

Nessuno, tranne Dio, conosce la connessione tra quel verso nell’Apocalisse e il disastro di Chernobyl, tra l’intercessione della Chiesa e il disastro che ha colpito l’Unione Sovietica, ma non c’è alcun dubbio sul significato di Chernobyl. “Ci ha scossi profondamente,” disse Gorbaciov, anni dopo, ricordando quell’evento. “È stato un punto di svolta.” Il suo risultato fu la “glasnost” (trasparenza) affiancata alla “perestrojka” (ristrutturazione), che dovevano segnare la nuova via per affrontare la crescente crisi economica dell’Unione Sovietica.

Le porte di ferro che tenevano rinchiusi gli Ebrei avevano cominciato ad essere scosse e ci ricordammo le parole di Steve all’incontro nella Sala Comunale: “Nessuno, proprio nessuno, potrà mai dire che un tale evento sarà stato semplicemente una strana casualità della storia!”





“Ecco, io leverò la mia mano verso le nazioni,
alzerò la mia bandiera verso i popoli,
ed essi ti ricondurranno i tuoi figlioli in braccio,
e ti riporteranno le tue figliole sulle spalle.”
Isaia 49:22




Gli autori
Gustav Scheller
Gustav Scheller nacque in Svizzera nel 1929. Arrivò in Gran Bretagna alla fine degli anni ’50 per fondare una compagnia di viaggi. All’apice dello sviluppo, la sua compagnia aveva uffici a Londra ed Edimburgo, in Svizzera e a Tokyo.

Nel 1982, mentre con la moglie frequentava l’Istituto Biblico negli Stati Uniti, il Signore rivelò a Gustav il Suo piano per il ritorno del Suo popolo eletto nella Terra Promessa. Nel mezzo della Guerra del Golfo del 1991, durante una Conferenza Internazionale di Preghiera, il Signore parlò a Gustav dicendogli che era arrivato il momento di portare a casa il Suo popolo dall’Unione Sovietica che stava ormai disgregandosi. Nacque così l’ “Ebenezer Emergency Fund”. Credenti da tutto il mondo hanno risposto al suo appello, sia con il sostegno della preghiera che con quello finanziario. “Ebenezer” viene menzionato nel libro di Samuele e il significato di questo nome è “fin qui il Signore ha dato il Suo aiuto” – questa è anche la nostra testimonianza, perché senza il Suo aiuto non possiamo fare nulla.

L’opera di “Ebenezer Emergency Fund” si è estesa, e nel 2003 ha ultimato il suo 150° viaggio per nave, aiutando oltre 100'000 Ebrei provenienti da ogni parte dell’ex Unione Sovietica, a tornare a casa. Il Signore ha mostrato che noi siamo chiamati a riportare a casa i Suoi figli e le Sue figlie dalle estremità della terra. Perciò i team di Ebenezer vanno alla ricerca degli Ebrei che si trovano in alcune delle zone più remote dell’ex Unione Sovietica per aiutarli a raggiungere la Terra Promessa.

Scheller è stato richiamato alla presenza del Signore il 18 febbraio del 2000.

Jonathan Miles
Nel 1990 Jonathan Miles arrivò dagli Stati Uniti in Israele come giornalista. All’inizio era interessato soltanto ad aiutare gli Ebrei provenienti dall’ex Unione Sovietica. Un giorno un amico cristiano lo portò a visitare la striscia di Gaza. “Fui impressionato vedendo le grandi attrezzature e capacità mediche disponibili in Israele, e gli immensi bisogni dei suoi vicini. Il trattamento che poteva salvare la vita di molti bambini ammalati era disponibile a pochi chilometri da lì. Se volevamo essere fedeli a Gesù dovevamo lasciarci coinvolgere per aiutare quei bambini a trovare le cure mediche necessarie.”

Così Miles si trasferì a Gaza portando moglie e figli. Fondò un ministero chiamato “Luce per le Nazioni” che organizza operazioni al cuore per bambini arabi e poveri nei migliori ospedali d’Israele. Con un appoggio finanziario dall'estero, medici e chirurghi israeliani estremamente cooperativi hanno potuto salvare centinaia di vite operando gratuitamente.

A causa del conflitto israelo-palestinese e del costante pericolo a cui era sottoposta la sua famiglia, Miles fu costretto a lasciare la striscia di Gaza e trasferirsi a Gerusalemme, continuando da lì i viaggi per cercare i bambini bisognosi e portarli in ospedali di Tel Aviv e Gerusalemme.

Attraverso il fondo d’aiuto, Miles è divenuto un autentico riconciliatore fra famiglie musulmane disperate a Gaza e personale medico ebreo qualificato in Israele. Il dottor Sion Houri, direttore del reparto pediatrico di cure intense, afferma che “qui possiamo vedere delle svolte positive perché abbiamo relazioni eccellenti con il 99,9 percento delle persone che sono state qui”. Durante le cure ospedaliere si sviluppano legami tra famiglie palestinesi e israeliane. Miles: “È pura gioia vedere quello che accade con le famiglie qui nell'ospedale! Queste giovani madri non sono mai state in Israele, arrivano con apprensione. Hanno sentito ogni genere di cose terribili, particolarmente durante gli ultimi anni. Ma alla fine vengono da me e mi dicono: ‘Sapeva che ci hanno curato esattamente come i bambini israeliani? Nessuna differenza!’”



Autore
Gustav Scheller (1929-2000).
Usato con il permesso di "Ebenezer Emergency Fund" - Svizzera.

Osservazioni Nel corso del 2004 verrà ultimata la traduzione del libro, che sarà così disponibile per il pubblico.
Pubblicazione
Prima pubblicazione su internet 26.12.2003 - Ultimo aggiornamento 06.04.2009

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http://www.benmelech.org/israele/scheller-exodus-capitolo-1.htm

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